La potatura delle piante arboree ornamentali è un argomento molto dibattuto tra gli operatori del settore e tra i semplici fruitori del verde urbano . Molto diffuse sono due impostazioni antitetiche: da una parte i sostenitori delle potature drastiche, che attribuiscono alla pratica miracolose capacità rinforzanti per l'albero; dall'altra i "non potatori", convinti sostenitori dell'autoregolazione degli alberi anche in ambienti creati dall'uomo quali parchi e giardini. La prima impostazione, purtroppo prevalente per motivi principalmente economici, può avere un fondo diverità solo in pochi casi (eliminazione di parti secche o deperienti della chioma dovuto a stress biotici o abiotici).
L'affermazione che le piante non necessitano della potatura trae origine dal fatto che in natura le piante sono potate dalla competizione per la luce interna alla chioma o tra chiome di alberi contigui, dai temporali, dai fulmini e dagli attacchi di parassiti o patogeni. Questo fenomeno, detto "autopotatura", assume grande importanza negli ecosistemi naturali e nei boschi sottoposti a pratiche selvicolturali. In questi ultimi ecosistemi l'uomo sfrutta proprio la competizione per la luce che si instaura all'interno del popolamento arboreo per ottenere una corretto accrescimento degli alberi a fini produttivi. Al contrario, in ambienti antropizzati e soprattutto in ambienti urbani, l'uomo deve comunque intervenire per non lasciare al caso queste forme di abscissione che possono rivelarsi dannose per la pianta, per la sua struttura e aspetto estetico e funzionale e per l'incolumità di cittadini e manufatti.
Assai più realistica appare, in conclusione, una posizione intermedia fra le due, che prevede il ricorso alla potatura solo per i seguenti motivi:
- direzionare e controllare la crescita;
- formare una chioma equilibrata;
- ristabilire il rapporto chioma-radice in post trapianto;
- eliminare la vegetazione troppo densa (maggior penetrazione di luce e aria, minore resistenza al vento e accumulo di neve, microlima interno alla chioma meno favorevole allo sviluppo di malattie);
- adattamento degli alberi alle distanze di impianto imposte dall'uomo;
- ridurre il rischio di schianti e rotture;
- correzione o riparazione dei danni di origine antropica, biotica e abiotica;
- migliorare l'estetica, ottenere forme particolari (ars topiaria);
- incoraggiare fioritura e fruttificazione a fini estetici e funzionali;
- evitare fioritura e fruttificazione per specie che possano generare disturbo o pericolo per l'uomo e gli animali;
- mantenimento degli alberi secolari;
- eliminazione dei conflitti col costruito o col traffico veicolare.
E' opportuno ricordare in ogni caso che la potatura, comunque sia effettuata, rappresenta uno stress per la pianta e che le piante più belle sono quelle non potate (allevamento in forma libera), o comunque quelle in cui la potatura non si vede, purché impiantate a distanza dalle piante concorrenti tali da consentire uno sviluppo equilibrato della chioma.
Una corretta pratica di potatura, abbinata ad una corretta impostazione delle distanze di impianto tra gli alberi, permette di ottenere alcuni importanti vantaggi tra cui:
- assicurare maggior longevità delle piante arboree;
- richiedere un minor numero di interventi futuri;
- riduzione dell'insorgenza di malattie e attacchi parassitari;
- mantenere e, in alcuni casi incrementare, le condizioni fitostatiche degli esemplari arborei più adulti;
- ridurre la produzione di materiale di risulta, che risulta inoltre di minori dimensioni e più facile da smaltire;
- controllare efficacemente le proiezioni spaziali di accrescimento.
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