IL MULINO NEL FOLKLORE
DELLA GARFAGNANA





La tradizione popolare ha dato origine, anche in Garfagnana, a storie e leggende in cui compare il mulino il quale rivestiva una notevole importanza nell’economia locale poichè la farina di castagne, oltre alle castagne stesse, rivestiva un ruolo fondamentale nell’alimentazione delle popolazioni garfagnine.


Gli Streghi della Garfagnana


Oltre alle streghe , in Garfagnana era molto diffusa (persiste ancora!) la credenza negli Streghi, cioe' in esseri di sesso maschile, capaci di incantesimi, magie, per cui potevano parlare con i morti e farli tornare in vita, fare fatture, trasformarsi in animali, curare con unguenti, come le Streghe. Essi, inoltre, andavano in giro di notte in strane processioni, alle quali partecipavano anche i morti, durante le quali urlavano, recavano danno alle cose e agli animali, "chiamavano" le persone che si chiudevano nelle case, in preda al terrore. Talvolta, in certi racconti, si dice che essi avevano delle insegne ed erano in un certo modo organizzati; si ha l'impressione, quindi che, forse, gli Streghi fossero gruppi ben precisi di affiliati, anche se non sono chiari i loro scopi.
Gli Streghi, protagonisti di tante "paure", cioe' i racconti paurosi che si narravano durante le veglie (anche ai mulini tali racconti popolavano le serate ed impressionavano) sono stati studiati da Oscar Guidi il quale ha sottolineato alcune analogie tra gli Streghi e i Beneandanti Friulani, processati dal Santo Uffizio dalla seconda meta' del '500 al '600, anch'essi protagonisti di strane uscite di gruppo notturne. Streghi "si nasceva": essi erano persone non normali;secondo alcuni erano Streghi coloro che nascevano nella notte di San Giovanni (fra il 23 ed il 24 Giugno); o coloro che erano nati "con la camicia", cioe' avvolti nell'amnio; o chi da bambino, aveva risposto alla chiamata delle streghe, o aveva comunque accettato la candela da un membro delle processioni notturne. Non si poteva piu' uscire dal gruppo degli Streghi, a meno che non si restasse feriti durante una trasformazione in animale. L'albero degli Streghi e delle Streghe era il noce.



IL MACONECCIO


E' una cerimonia del folklore garfagnino per "scongiurare" gli Streghi, cioe' per allontanarli, dal raccolto delle castagne. Poiche' nella Garfagnana, terra assai povera, le castagne avevano larga parte nell'alimentazione ed erano macinate ai mulini in grande quantita', il Maconeccio era una cerimonia molto importante anche per i mugnai. Il nome e' composto da "Macco" o "Maco" che per alcuni significa "abbondanza", per altri "polenta" e da "Neccio", cioe' farina di castagne. La sera di S. Michele (29 Settembre) la gente dei paesi si riuniva all'imbrunire in una piazzetta; ognuno prendeva un "mannello" di paglia incendiato ed iniziava una sorta di processione profana per le vie e per i castagneti vicini; pare s'accendesse pure un gran falo'. Si gridava e si suonavano pure strumenti musicali, si ripetevano formule di rito, fra cui "Che bel boccone che e' la castagna/ quest'anno chi la mangia ne sente il sapor"; "Quanta abbondanze che abbiamo quest'anno/ lo ridiranno per l'avvenir?"; "Anche quest'anno abbiam l'abbondanza/ a crepa pancia se n'ha a mangia'". Pare che il Maconeccio sia stato praticato fino agli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale.


(notizie tratte da "Gli Streghi, le Streghe" di Oscar Guidi Maria Pacini Fazzi editore, Lucca)


Il mulin del Rossetto


Sull'Acqua Bianca, nei pressi di Gorfigliano, c'era un mulino chiamato, per via del soprannome del mugnaio, "mulin del Rossetto". Vicino a tale mulino c'era un grosso noce, dove tutte le sere si radunavano gli Streghi, che con grida e frastuoni vari disturbavano il nostro Rossetto. Una sera egli, che aveva fama d'essere un poco mago, usci' arrabbiato e si diresse verso il noce; poi tiro' fuori un coltello, traccio' un cerchio in terra e vi pianto' il coltello nel centro. Con questo incantesimo gli Streghi furono confinati all'interno del cerchio. "Liberaci!-gridavano-Liberaci, Rossetto! Te ne pentirai!". Rossetto, compiaciuto e per niente intimorito, aspetto' un bel pezzo; poi grido':"Togliero' il coltello se vi mostrerete e vi farete riconoscere!". (Infatti Rossetto sentiva le voci degli Streghi, ma non vedeva niente). Gli Streghi, dopo molte titubanze, e facendo promettere al mugnaio che non avrebbe rivelato i loro nomi, gli comparvero ad uno ad uno: erano tutti abitanti di Gorfigliano e dei paesi vicini. Rossetto mantenne la promessa; tolse il coltello, libero' gli Streghi, e non rivelo' mai la loro identita'.



Il mugnaio

Era una vigilia di Natale di tanti anni fa. A Calomini ci si preparava a celebrare la festa, ed in particolare tutti si affrettavano a terminare le proprie faccende per potersi recare alla messa di mezzanotte.Tutti all'infuori di un mugnaio che possedeva un mulino nei pressi del paese:"Mah!, ormai voglio finire di macinare queste castagne. Per quest'anno perdero’ la messa". Cosi’ continuo’ a lavorare ma quando scocco’ la mezzanotte la macina si blocco’:"Porca miseria! -esclamò il mugnaio-proprio ora che stavo per finire!". Seccato prese un lume e scese a vedere che cosa era successo; quello che trovò non era un semplice guasto: un enorme vitello rosso, con due gran corna, che buttava fuoco dalla bocca , aveva abbracciato la ruota. Era il Diavolo! Quella fu la prima e l'ultima volta che il mugnaio perse la messa di Natale.


(Calomini, 21.03.1988. Luigi Cinquini, 1918) Tratto da O. Guidi:"Gli Streghi, le Streghe". Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca.

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