Sostituzioni e rinnovo delle alberature
L’esame del censimento effettuato e delle future analisi di stabilità degli alberi indentificherà con precisione il numero e la collocazione degli esemplari che dovranno essere abbattuti. Nel momento stesso in cui si provvederà all’abbattimento sarà necessario predisporre un piano di rinnovo della foresta urbana, che, come indicato nelle recenti linee guida dell’Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini5, “necessita di un’accurata progettazione che tenga conto di adattabilità al clima, biologia, sviluppo, comportamento della parte aerea e delle radici, relazioni con gli altri elementi biotici dell’ambiente, potenziale allergenico, capacità ornamentale”. La scelta della specie da mettere a dimora, in sostituzione degli alberi abbattuti, presupporrà quindi la “conoscenza del loro comportamento in funzione dello spazio disponibile, sia epigeo che ipogeo” e obbligherà a considerare “le interazioni con il traffico veicolare, con la permeabilità del substrato, con i sottoservizi, con gli arredi, e con le possibili opere che i manufatti dovranno subire per essere mantenuti in efficienza”. Non appare superfluo ricordare che la scelta delle specie da piantare dovrà essere fatta dopo aver valutato il cambiamento climatico attualmente in atto (temperature in aumento, maggiori consumi idrici, piogge più irregolari, aumento degli eventi estremi, progressiva riduzione della sostanza organica nel suolo, asfissia radicale per ristagno idrico) e sarà quindi orientata verso specie xerofile e tolleranti all’inquinamento urbano.
Inoltre, dove possibile dovrà essere garantita “un’ampia diversificazione delle specie così da ridurre la vulnerabilità del patrimonio arboreo, assicurando la massima resistenza della popolazione ai cambiamenti climatici e all’arrivo di nuovi parassiti”.
La scelta sarà prevalentemente orientata su specie autoctone e caratteristiche della flora locale ma tuttavia è consigliabile il parziale utilizzo anche di specie alloctone purché dimostrate idonee all’ambiente pedoclimatico e alle caratteristiche della città di Pisa. Tra le specie autoctone saranno utilizzate preferibilmente aceri (Acer campestre e Acer pseudoplatanus), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), bagolaro (Celtis australis), querce (Quercus cerris, Q. ilex, Q. pubescens), tiglio (T. x europaea); alcuni esempi delle specie alloctone che potranno essere impiegate sono: ginkgo (Ginkgo biloba), lagerstroemia (Lagerstroemia indica), storace americano (Liquidambar styraciflua), albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera). Infine per alcune specie, ad esempio i pini domestici (Pinus pinea), nelle località urbane dovrà esserne limitato l’impianto solo a siti ottimali, procedendo alla sostituzione dei soggetti collocati in prossimità di viabilità, strutture e manufatti mentre l’utilizzo delle specie attualmente interessate da decreti di lotta obbligatoria dovrà essere attentamente valutato (es: platano, castagno, palme, pino marittimo). Nella scelta delle specie sarà infine necessario evitare l’utilizzo delle specie arboree allergizzanti elencate nella pubblicazione “Verde e Salute” a cura dell’ARPAT della Toscana (2010): ontani (Alnus glutinosa, A. incana, A. viridis e A. cordata), betulle (Betula pendula, B. alba, B. pubescens e B. nana), castagno (Castanea sativa), nocciolo (Corylus avellana), cipresso comune (Cupressus sempervirens), frassini (Fraxinus excelsior e F. ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia) e la farnia (Quercus robur), estendendo preferibilmente l’elenco anche a tutte la specie per le quali la piantagione in ambito urbano è sconsigliata da parte dell’associazione Italiana di Aerobiologia (Tabella 2)6.
Prima di procedere alla messa a dimora dei nuovi esemplari, dovranno necessariamente essere attuate tutte le buone pratiche agronomiche e colturali che consentano l’ottimale gestione del nuovo impianto (valutare e trattare opportunamente il substrato, predisporre un’idonea buca d’impianto, fertilizzare, impiegare la pacciamatura, predisporre interventi di irrigazione, scelta e gestione di eventuali tutori, etc.).
Alla luce di tutte le considerazioni sopra riportate, la sostituzione degli alberi in seguito al loro abbattimento dovrà avvenire, a seconda dei casi, seguendo necessariamente uno dei seguenti scenari:
Reimpianto di alberature in sostituzione degli abbattimenti (stessa specie)
Questo scenario è percorribile e consigliabile ogni qualvolta il reimpianto di un nuovo giovane esemplare della stessa specie in sostituzione di un albero da abbattere sia tecnicamente possibile e assicuri contemporaneamente la buona riuscita del reimpianto. La specie scelta sarà generalmente la stessa di quella abbattuta, con lo scopo di assicurare uniformità all’alberatura, almeno per quelle specie che non manifestano fenomeni di stanchezza o di malattie da reimpianto.
Viceversa, qualora il sesto d’impianto originale fosse troppo fitto o se non fosse possibile un’idonea preparazione del sito d’impianto senza compromettere gli esemplari presenti o se la messa a dimora di un giovane esemplare nel piano dominato dagli esemplari adulti non garantisca l’accrescimento regolare per la nuova pianta o se la specie presente non sia idonea al sito in questione dovrà essere perseguita un’altra opzione per la sostituzione degli alberi abbattuti. In questo caso lo spazio liberato dall’abbattimento dell’albero pericoloso dovrà essere lasciato libero da vegetazione arborea.
Il reimpianto con la stessa specie dovrà inoltre essere consigliato, se possibile, in tutte le località in cui sussistono vincoli ambientali e/o storici (tutelati o meno dalla Soprintendenza) per i quali la sostituzione della specie determinerebbe una sostanziale modifica dell’alberatura presente.
Riprogettazione e/o sostituzione a blocchi delle alberature (stessa o altra specie)
Questo scenario dovrà essere seguito in tutti i casi in cui la specie abbattuta non sia idonea alla località (es: viale di pini domestici inserito nel tessuto urbano) o qualora non sia possibile procedere alla semplice sostituzione di una singola pianta (sesto d’impianto troppo fitto o impossibilità di un’idonea preparazione del sito senza compromettere gli esemplari presenti o presenza di esemplari adulti che non permettano l’accrescimento regolare per la nuova pianta) oppure ancora quando l’età media dell’alberatura faccia presupporre l’insorgenza a breve/medio termine di problemi di staticità delle piante rimaste in piedi. Nel primo caso (specie non idonea) si dovrà procedere a una completa riprogettazione del sito mentre nel secondo (impossibilità alla sostituzione di una singola pianta) le sostituzioni saranno effettuate soltanto quando sarà possibile intervenire in modo idoneo, operando per blocchi (caso per caso si deciderà se procedere all’abbattimento di più piante, soprattutto se a fine ciclo, o se attendere le condizioni idonee prima della sostituzione). Analogamente, nel terzo caso è preferibile una progettazione a blocchi contigui della nuova alberatura con abbattimento progressivo delle piante esistenti, anche qualora le stesse non presentino sintomi evidenti di deperimento.
Diradamento e reimpianto in altra località urbana
Qualora la sostituzione della pianta abbattuta non sia consigliabile a causa del sesto d’impianto originale troppo fitto o per le altre cause sopra descritte ai punti b) e c) si procederà alla messa a dimora di esemplari arborei presso altre località urbane del Comune di Pisa, preferibilmente prossime alla località interessata dall’abbattimento, che abbiano la possibilità di accogliere nuove piantumazioni. In questo caso si opererà nel rispetto delle regole basilari della selvicoltura con l’obiettivo della creazione di boschi urbani misti caratterizzati da elevato grado di biodiversità e di stabilità negli anni.
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