Una macina dell'anno 1000

A cura del Gruppo Archeologico Pisano



Il sito archeologico

Sulla vetta del Monte Castellare, un'anticima dei Monti Pisani che domina la pianura costiera, e' presente un importante sito archeologico che comprende uno dei piu' antichi insediamenti fortificati alto-medievali della zona insieme ai resti di un edificio etrusco del V sec. a.C.
Gli scavi sono condotti dall'Universita' di Venezia con la collaborazione del Gruppo Archeologico Pisano.


Il contesto cronologico

Il Castellare alto-medievale era costituito da una cinta muraria all'incirca rettangolare contenente alcuni ambienti realizzati in parte con muri a secco ed in parte con impalcature lignee. I tetti delle abitazioni erano fatti con lastre di arenaria scistosa locale.
Dallo scavo archeologico e' stato possibile accertare che questo insediamento fu costruito verso la fine dell'VIII sec. d.C. ed e' durato, in due distinte fasi, fino a circa la meta' dell'XI sec. d.C.
Anche se le funzioni di questo sito non sono del tutto chiare, e' comunque probabile che si trattasse della residenza di una piccola comunita' legata allo sfruttamento delle risorse boschive.


Il punto di rinvenimento

L'interno del Castellare era organizzato con ambienti abitativi a schiera, posti sui due lati principali nella parte distante dalla porta orientale. Subito dopo l'ingresso a destra si trovavano degli ambienti di servizio, mentre a sinistra c'era un'area ricoperta da una tettoia, come si evince dal ritrovamento in questa zona del tetto di lastre e dei resti delle buche di palo a schiera.
La macina e' stata ritrovata in un angolo di una stanza posta a destra dell'ingresso.
La presenza di una attivita' autonoma di macinazione del grano e' facilmente spiegabile dal fatto che le granaglie venivano conservate in chicchi, mentre la farina (che non si conserva a lungo) veniva prodotta secondo il fabbisogno giornaliero.


La posizione stratigrafica

La foto a fianco illustra la superficie del pavimento in terra battuta (638), corrispondente alla fase medievale antica, su cui era adagiata, in posizione rovesciata, la macina in pietra indicata dalla freccia rossa.
Il muro di destra (630) apparteneva ad un grande ambiente, probabilmente soppalcato, adibito ad officina o a luogo comune di macinazione. Il muro di sinistra (601), che corrisponde alla seconda fase medievale (XI sec. a.C.), fu costruito invece dopo che il castellare era in parte rovinato, al fine di racchiudere un piccolo ambiente isolato laterale.


La forma

La macina ritrovata costituisce lo statore o pietra sottana, cioe' la parte fissa non rotante dell'impianto di macinazione. Ha un diametro di 80 cm con un foro passante circolare. La superficie superiore, molto abrasa, ha un profilo leggermente concavo in modo da convogliare il macinato verso i bordi esterni. La superficie inferiore convessa e' invece molto rugosa.


L'impianto di macinazione

La figura a fianco illustra in modo schematico la possibile struttura dell'impianto di macinazione.
Le due pietre (la sottana (statore) e la soprana (rotore) o molinante) erano poste al di sopra di un soppalco ligneo. Il movimento rotatorio alla soprana veniva trasmesso da un'asse ligneo, azionato nel piano inferiore, il quale terminava con un giunto in ferro a farvalla che ingranava negli scassi che la molinante presentava sul lato inferiore vicino al foro centrale. La granaglia veniva convogliata dalla tramoggia attraverso il foro centrale della soprana. Un'asta collegata alla tramoggia strusciava ad una estremita' sulla superficie superiore del rotore, assicurando lo scuotimento della tramoggia stessa.
Questo sistema consentiva alle due macine di essere continuamente sotto carico di grano in modo da evitare che alla farina si aggiungesse la polvere di abrazione delle due pietre.


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