L’area archeologica del
Monte Castellare 

LA  FASE  MEDIEVALE

 

Che sulla vetta del monte fosse presente un insediamento fortificato medievale risultava noto già prima dell’inizio dell’indagine archeologica. Infatti il toponimo Castellare indica sempre la presenza di un castello diroccato o comunque delle rovine o un luogo fortificato caduto in disuso.

Nel 1988 all’inizio delle campagne di scavo il muro di cinta era completamente invisibile e coperto dal crollo delle pietre e dalla vegetazione. Tuttavia nei secoli passati la struttura doveva essere assai più evidente se in una mappa catastale del 1789, attualmente conservata nell’archivio dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa, l’autore tracciò l’intero perimetro delle mura medievali e vi appose la scritta “Resti di una torre antica”.

 

 

Il muro di cinta, la prima struttura dell’insediamento ad essere costruita, largo circa un metro e trenta centimetri, era costruito con pietre calcaree estratte da una piccola cava nei pressi della cima e legate insieme da malta. Nella parte esterna, proprio sopra i resti del muro etrusco sono state trovate delle larghe buche che vennero impiegate dai manovali del tempo per spegnere appunto la calce.

All’interno della cerchia muraria, lungo i lati lunghi si appoggiavano le unità abitative separate da muri a secco senza fondazione. Questi ambienti, oltre ai muri con pietre a secco, avevano probabilmente una struttura lignea con dei pali portanti. In alcune parti dei muri interni si vedono ancora gli alloggiamenti dei pali di sostegno con una pietra piatta alla base. L’ingresso si apriva sul cortile interno, mentre il tetto era costituito da lastre di arenaria estratte anch’esse da una piccola cava, ora completamente inglobata nel bosco di lecci sul versante di Asciano.

La semplice architettura delle case interne non è dissimile da quella utilizzata negli ambienti di montagna fin quasi ai nostri giorni.

Durante l’ultima campagna di scavo, verso il centro del castellare e appena al di sotto degli strati pavimentali medievali, sono state rinvenute numerose buche di palo, alcune delle quali sono ancora visibili. Questo rinvenimento, il cui significato è ancora da analizzare a fondo, suggerisce la presenza di una fase abitativa immediatamente precedente o contemporanea alla costruzione del muro di cinta. E’ possibile cioè che l’insediamento composto da abitazioni di pietra sia stato preceduto da una fase più antica in cui le abitazioni erano costituite da capanne di legno. Nei secoli precedenti all’anno 1000 il tipico villaggio rurale (Curtis) era infatti costituito da capanne interamente lignee, racchiuse da una palizzata sempre di tronchi. E’ anche possibile che le buche di palo rinvenute si riferiscano più semplicemente ad una fase di “cantiere”, ovvero a capanne utilizzate provvisoriamente dai costruttori del muro.

La stanza denominata B, posta circa a metà del lato lungo occidentale del muro di cinta riveste una particolare importanza sia perché gli strati di terreno corrispondenti all’epoca medievale hanno restituito una relativa abbondanza di reperti, sia a causa di un  rinvenimento del tutto speciale effettuato al di sotto del pavimento. Questo ambiente è per ora l’unico ad avere una qualche organizzazione interna: infatti è diviso trasversalmente da un muro che lo attraversa per metà e che separa un ingresso, dove era posto il focolare comune, da una parte interna più intima.

Gli uomini che abitarono questa stanza utilizzarono suppellettili ceramiche molto semplici, brocche monoansate in ceramica depurata, piccoli vasi realizzati in una particolare ceramica con la superficie striata (ceramica “pettinata”), testelli in ceramica refrattaria per la cottura delle focacce, chiodi in ferro, lesine in osso lavorato, cuspidi di freccia in ferro, ciottoli da fionda in arenaria ecc. Non utilizzavano ancora ceramica invetriata o smaltata in quanto questa venne utilizzata in occidente soltanto a partire dal XII secolo d.C.

 

 

I resti di fauna rinvenuti rivelano una dieta tutt’altro che povera di proteine: infatti si riferiscono quasi esclusivamente a cinghiali o a maiali selvatici, forse allevati allo stato brado nei boschi circostanti. Non mancano tuttavia resti di cervidi e caprini.

 

Durante la campagna di scavo 1992, all'interno della stanza B fu rinvenuta la sepoltura di un bambino. La tomba era posizionata immediatamente al di sotto del pavimento in terra battuta ed esattamente nel centro geometrico della metà più interna della stanza. Lo strato di terreno che conteneva la sepoltura ha restituito esclusivamente reperti di epoca etrusca: consisteva infatti nel riempimento effettuato al momento della costruzione dell'insediamento medievale, al fine di livellare la superficie della roccia e preparare poi un pavimento in terra battuta.

Il corpo del bambino era contenuto all'interno di una cassetta costruita con le stesse lastre di arenaria usate come tegole per il tetto medievale. Tre lastre formavano le pareti laterali, mentre una quarta era appoggiata sopra come copertura. I lati corti non avevano chiusura. La cassetta ha protetto le ossa fragilissime dal peso della terra sovrastante, ma non ha impedito l'opera dei roditori che hanno in gran parte sconvolto le ossa dalla posizione originaria.

Il bambino era stato deposto con il capo rivolto a oriente, appoggiato su di una pietra sottostante. Le ossa rimaste in giacitura anatomica sono risultate quelle del cranio, parte del braccio sinistro, alcune costole e le ossa lunghe delle gambe. Le rimanenti ossa sono state rinvenute sparse all'interno della tomba. In particolare le due emi-mandibole sono state ritrovate all'altezza dei ginocchi.

Le ossa delle gambe sono state trovate leggermente ripiegate, data l'impossibilità da parte dei bambini piccoli di stendere completamente gli arti inferiori, mentre le ossa dei piedi sono risultate completamente mancanti.

L'esame antropologico del piccolo scheletro effettuato dall’antropologa Angelica Vitiello, non ha rilevato alcuna traccia di patologia evidente. Ugualmente non è stato possibile stabilire con esattezza il sesso.
L'età al momento del decesso può essere stimata all'incirca tra i quattro e i sei mesi, in base alla lunghezza dei femori, al fatto che le due metà della mandibola non sono ancora saldate, le gemme dei denti molari da latte sono già perfettamente formate ma non sono ancora spuntate fuori dagli alveoli.

 

 

La sepoltura infantile della stanza B costituisce un esempio, molto raro in epoca cristiana, di inumazione effettuata all'interno di una abitazione. Il suo rinvenimento nell'insediamento del Monte Castellare testimonia con certezza la presenza di nuclei familiari ed esclude l'ipotesi di un uso puramente militare della fortificazione. I tre fattori chiave per l'interpretazione sono l'età (il bambino è sicuramente nato vivo ed è vissuto alcuni mesi, quindi doveva essere già battezzato), la posizione al centro della parte più intima di una abitazione e la posizione del corpo rivolto verso il sorgere del sole. L'insieme di questi tre fattori lascia supporre un preciso significato unito ad un rituale funebre specifico per i bambini. Infatti sembra quasi che i genitori, volendo compensare la mancanza di vita spesa, abbiano voluto seppellirlo non in terra consacrata, ma direttamente vicino a loro in modo che potesse ancora partecipare alla vita ed agli affetti familiari.

A testimonianza di questa consuetudine oggi per noi aliena, esiste una lettera di un parroco francese degli inizi del 1800, nella quale egli depreca l'abitudine della gente comune di seppellire i bambini nei cortili o nelle case di abitazione.

In corrispondenza dell’angolo ovest del muro di cinta è stata rinvenuta una serie di strutture (ancora in parte da scavare) che avevano probabilmente una funzione di servizi comuni. In uno di questi vi fu trovata, adagiata in un angolo della stanza, la parte inferiore fissa di una macina per granaglie del tipo a due piatti. Le macine si trovano spesso negli insediamenti medievali anche non direttamente connessi ad una attività agricola. Infatti bisogna ricordare che il grano integro può conservarsi a lungo, mentre la farina deperisce facilmente. Quindi l’impianto di macinazione serviva appunto per ottenere la farina per il fabbisogno quotidiano dell’intera comunità.

 

                     

 

Nel tipo di macina rinvenuto, praticamente uguale a quello usato nei mulini idraulici, il movimento rotatorio al rotore o pietra molinante veniva azionato dal basso, per cui si può supporre che la stanza dove era collocata la pietra doveva possedere un soppalco ligneo a cui si doveva accedere tramite una scala esterna.

Esattamente in corrispondenza dell’angolo ovest è situata la piccola stanza denominata L1 che anche a prima vista sembra essere scollegata dal resto delle strutture. Infatti il suo scavo ha chiaramente messo in evidenza che essa fu costruita sopra le rovine del precedente insediamento medievale, sfruttando in parte i muri già esistenti e in parte eliminandone altri. Al suo interno l’utilizzatore di questo ambiente costruì un piccolo ripiano o un focolare sfruttando pezzi di tegole etrusche e di vasi che evidentemente trovava dispersi lì intorno.

Ma ciò che è più importante ai fini della datazione di questo ambiente è che l’abitante della stanza L1 lasciò sotto un sasso i suoi averi costituiti da due lunghi chiodi in ferro e da alcune piccole monete d’argento lucchesi coniate durante i regni degli imperatori Enrico II (1003-1025) ultimo della casa di Sassonia e Corrado II detto il “Salico” (1025-1036) primo regnante della casa di Franconia.

Questo rinvenimento è estremamente importante perché fissa un preciso termine ante quem per l’intero complesso alto medievale. Ovvero essendo stato effettuato in uno strato di abbandono, il resto della struttura è sicuramente più antico della metà dell’XI secolo d.C.

 

 

Ma cosa era e a cosa serviva l’insediamento alto-medievale?

A queste domande in realtà non sappiamo ancora rispondere con precisione soprattutto perché di questo luogo non esiste traccia negli antichi documenti. Di fatto non era un castello in quanto con questo termine ci si riferisce alla residenza di un signore che detiene un potere economico e politico, e comunque i castelli veri e propri cominciarono a sorgere a partire dall’anno 1000, quando probabilmente l’insediamento principale era già di decadenza. Quindi si tratta forse di un piccolo possedimento privato o la residenza di una piccola comunità indipendente (potevano macinare il grano in proprio mentre in epoca feudale la macinazione del grano era appannaggio del signore) che viveva sfruttando le risorse dei boschi. Non è escluso che all’occorrenza potesse servire eventualmente da presidio militare o luogo di controllo delle vie di percorrenza montana.

 

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