La ceramica della fase
etrusca |
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Le ciotole di impasto
La ciotola ad orlo rientrante e' la forma
più comune
di ceramica da mensa. E' priva di anse e solitamente ha il
piede ad anello oppure a disco. E' realizzata solitamente in
bucchero grigio o impasto scuro o, più raramente, in impasto
arancione con l'ingobbio bianco (argilla molto fine usata
come rivestimento finale del vaso).
Sulla parete esterna delle ciotole, o sul fondo si rinvengono
spesso delle iscrizioni etrusche, probabilmente dedicatorie o
recanti il nome del proprietario. Questo fatto viene
solitamente ritenuto come indizio del
carattere sacrale del luogo del luogo di rinvenimento.
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Le
olle in ceramica a scisti microclastici
La ceramica comune
da fuoco è realizzata in un impasto contenente sabbia e scaglie
rossastre dette "scisti microclastici". Questo tipo di ceramica è
diffusa soltanto nell'area pisana e durante il periodo etrusco. La
forma di gran lunga più frequente è certamente l'olla (pentola) con l'orlo
ingrossato e ripiegato all'esterno la quale aveva probabilmente la funzione
di contenere cibi e forse anche per la loro cottura. Aveva un coperchio
conico con in cima una piccola ansa. Numerosi esemplari ritrovati avevano
incisi sul bordo dei caratteri etruschi numerali.
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Le
Pelves
La Pelvis è un largo bacile con l'orlo ingrossato, il
piede ad anello ed un beccuccio su di un lato. Era uno
strumento da mensa e serviva probabilmente per miscelare il
vino denso con l'acqua. Per la maggior parte le Pelves erano
importate dall'Etruria meridionale ed erano realizzate in un
impasto ceramico color giallo contenente cristalli di augite
o mica nera (impasto chiaro sabbioso).
In realtà sul Castellare e' stato ritrovato un frammento di
Pelvis in impasto locale rosso a scisti microclastici, segno
evidente che questo vaso veniva prodotto anche a Pisa.
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Le anfore etrusche meridionali
Gli strati di
epoca etrusca del M.Castellare restituiscono abbondanti frammenti di anfore
da trasporto, certamente utilizzate per l'approvvigionamento di
derrate alimentari ( grano, vino, olio,..) ma quasi certamente anche di
acqua, vista l'assenza di sorgenti sul monte. A parte la
presenza molto rara di anfore prodotte a Pisa (in quanto anch'esse
contenenti gli scisti microclastici), la maggior parte di questi contenitori
provengono dall'Etruria meridionale. L'impasto con cui sono realizzate
contengono infatti piccoli cristalli neri di augite, tipico minerale
contenuto nei tufi vulcanici dell'alto Lazio.
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Le anfore massaliote
Oltre alle anfore
di origine etrusca, negli strati del V-IV secolo a.C. si trovano anche
numerosi frammenti di contenitori da trasporto prodotti in varie altre parti del bacino del
Mediterraneo, a testimonianza della portata dei traffici commerciali che
facevano capo a Pisa. Sono presenti anfore dalle colonie greche dell'Italia
meridionale, (una delle quali conteneva piccoli frammenti di lava vesuviana)
e dalla Grecia (anfore corinzie con il tipico fondo a coppetta).
Le anfore straniere più numerose sono però quelle prodotte dalla
vicina colonia di Massalia (Marsiglia). Erano contenitori che trasportavano
in genere un vino che lo scrittore Polibio descriveva come bianco, leggero e
leggermente aspro. I frammenti di queste anfore si riconoscono molto
facilmente perché contengono una gran quantità di mica argentata che ne
rende la superficie luccicante alla luce del sole.
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