Nel 1938 il regime fascista promulga le leggi razziali. Gli ebrei in Italia sono 46.500 (l’uno per mille della popolazione). Inizia per loro un calvario fatto di espulsioni dalle scuole, perdita del lavoro, spoliazione dei beni e della casa, clandestinità, deportazione. Per un paradosso della storia, questo che rappresenta uno degli episodi più bui della dittatura fascista, si lega – in netta contraddizione con la sua storia - al territorio pisano in virtù del luogo della firma, la tenuta di San Rossore dove Vittorio Emanuele passava le sue estati.
Lo spettacolo DI RAZZA ripercorre la storia della persecuzione raziale, dalla promulgazione delle leggi nel settembre del ’38 ai rastrellamenti e deportazioni durante la repubblica di Salò attraverso le vicende di una famiglia (un padre, un figlio, una figlia) che, come tante, sparisce inghiottita nei meandri della “macchina” discriminatoria. E lo fa in via indiretta, attraverso le testimonianze di chi quella famiglia ha conosciuto e su cui ha avuto un’influenza determinante.
Tre sono i personaggi che il pubblico incontrerà nello spettacolo: la professoressa razzista che ha allontanato il figlio - Piero - dalla classe; l’ex fidanzato della figlia - Wanda -, un giovane tipografo intriso della filosofia qualunquista del “vivi e lascia vivere”; la contadina che ha tenuto nascosto il padre nel pollaio, radicata nei più triti stereotipi popolari sugli ebrei (che hanno la coda, che mangiano i bambini…).
Tema centrale dello spettacolo è la perdita: la perdita della famiglia, della scuola, del lavoro, della vita sociale, della libertà; la perdita persino del diritto di esistere.
Video "DI RAZZA"
testo di Laura Forti
regia di Teo Paoli
con Silvia Baccianti
Lavinia Rosso
Alessandro Mazzoni
musiche originali Teo Paoli
una produzione Centrale dell’arte - Firenze

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