Palazzo Lanfranchi conserva, nella sua denominazione, il ricordo di una delle più antiche ed illustri casate pisane, appartenente alla prima aristocrazia consolare e protagonista della scena politica cittadina in tutto l'arco della vita comunale (se ne ricorderà la citazione dantesca: "Con cagne magre studiose e conte, / Gualandi con Sìsmondi e con Lanfranchi", Inf. XXXIII, 31 ‑ 32) i cui membri s'inserirono tra gli esponenti della classe dirigente di Pisa anche sotto la dominazione fiorentina. Fu un membro dei Lanfranchí infatti, il canonico Alessandro, ad acquistare nel 1539 il complesso edilizio di Lungarno, realizzandovi un'importante opera di ristrutturazione che ne unificò e correlò le varie parti in una redazione pressoché definitiva e gli attribuì sostanzialmente l'aspetto attuale.
I lavori di restauro realizzati tra il 1976 e 1980 dal Comune dì Pisa, divenuto proprietario del palazzo nel 1952, hanno fornito la lente attraverso cui si è potuta leggere l'intera vicenda di trasformazioni subita dal complesso nei suoi nove secoli di vita.
L'esame delle diverse fasi costruttive, condotto sulle superfici murarie resi leggibili da un restauro attento e sensibile ai dettagli più minuti, ha consentito di individuare gli originari nuclei edilizi
del fronte prospiciente l'Amo e gli ulteriori spazi insediativi acquisiti verso sud, delineando così il graduale formarsi, nell'arco di tre secoli, (dal XII al XIV), di un articolato organismo abitativo costituito da ben sette diversi corpi di fabbrica, che ricevette un primo assetto unitario agli inizi del Trecento nelle mani di Betto Stefani, lanaiolo pisano. E' alla sua committenza che sembra da attribuire la pittura a vaio, ancor oggi visibile su alcune pareti del Palazzo, pittura che imitando la preziosità della pelliccia volle essere una precisa testimonianza di "status symbol".
Dopo l'intervento cinquecentesco del Lanfranchi, operazione che suggellava una brillante carriera ecclesiastica e testimoniava una prestigiosa collocazione economica, i successivi passaggi di proprietà non alterarono in maniera sostanziale l'assetto del palazzo, limitandosi a interventi nell'interno, finalizzati a diverse distribuzioni e utilizzazioni dei vani e delle scale: si segnala in particolare l’importante ristrutturazione ottocentesca, che portò alla realizzazione del grande pozzo scale nel centro del Palazzo.
Professoressa Gabriella Garzella - Università di Pisa
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