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I.S.P.E.S.L.
ISTITUTO SUPERIORE PER
LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO
Dipartimento di LIVORNO
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STUDIO
PER LA CORRETTA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI RADIOBASE PER LA TELEFONIA
MOBILE E PER LA MINIMIZZAZIONE DELL’ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AI
CAMPI ELETTROMAGNETICI NEL
TERRITORIO DEL COMUNE DI PISA
FASE
I
INDICE
1.
I campi elettromagnetici nell’ambiente
1.1
Radiofrequenze e microonde (RF/MW)
1.2 Fonti
1.3 Problematica
relativa a RF e MW di impiego industriale
2.
Principio di precauzione e normativa
2.1 Principio di
precauzione
2.2 Limiti di esposizione
2.3 Potestà dei Comuni
3.
Simulazione dei livelli di campo sul territorio comunale
3.1
Descrizione dell’algoritmo di calcolo
3.2 Descrizione
delle simulazioni
3.2.1
Descrizione delle simulazioni con riferimento agli impianti
attuali
3.2.2
Descrizione delle simulazioni con riferimento alla situazione
futura
3.2.3
Rappresentazioni planimetriche
4.
Conclusioni
5.
Tabelle dati di ingresso
La
relazione è composta da n°
50 pagine e n° 9 Allegati
Stesura
finale del 12/11/2003
1.
I Campi elettromagnetici nell’ambiente
1.1
Radiofrequenze e microonde (RF/MW)
La
comparsa nell’ambiente dei campi elettromagnetici a frequenza di
microonde avviene nella seconda metà del secolo scorso, con l’avvio
delle trasmissioni televisive in banda UHF (0,3-300 GHz). Precedentemente,
comunque a partire dagli anni ’40 del secolo, le microonde avevano avuto
solo applicazioni militari, con l’impiego del radar.
Alla
stessa banda di frequenza UHF appartengono le prime trasmissioni radio per
telefonia (480 MHz) e per la telefonia cellulare (ETACS 900 MHZ, GSM 900 e
1800 MHz, UMTS 2100 MHz).
Come
è noto il corpo umano è un conduttore e la sua superficie esterna
costituisce uno schermo per il campo elettrico; nella propagazione delle
onde radio e delle microonde ciò costituisce un ostacolo, in quanto la
attenuazione del campo elettrico porta con sé la conseguente attenuazione
del campo magnetico e infine la cessazione della propagazione.
Conseguentemente le radiofrequenze e le microonde penetrano scarsamente
all’interno del corpo umano, dissipando la loro energia nei tessuti
attraversati che vengono riscaldati.
Si
tratta del cosiddetto effetto termico delle microonde, ben noto nelle
applicazioni per la alimentazione.
A
frequenze superiori l’effetto termico cresce fino alle frequenze degli
infrarossi per attenuarsi alle frequenze della
luce visibile (1015
– 1018
Hz) e scompare a frequenze superiori a quelle della luce visibile
(ultravioletti, raggi X, raggi gamma).
L’effetto
termico delle onde a radiofrequenza (0,03 - 300 MHz) e delle microonde
(0,3-300 GHz) costituisce la più nuova forma di impatto ambientale e
sanitario, diventa tanto più rilevante quanto maggiore è l’impiego
delle onde radio per la radiodiffusione (regolata dal trattato
di Praga del 1929 e successivamente dal Trattato di Lucerna del 1933) e
delle microonde per la radiodiffusione e per la
telecomunicazione.
Le
microonde, e a maggior ragione le radiofrequenza e le onde di frequenza
inferiore, sono classificate come campi elettromagnetici non ionizzanti,
con l’acronimo NIR (Non Ionizing Radiation: l’acronimo fa alle radiazioni
e quindi ai campi in fase di propagazione: propriamente radiofrequenze e
microonde). La denominazione è dovuta al fatto
che alle frequenze in questione i
fotoni non hanno
energia sufficiente per produrre come effetto la ionizzazione, ossia
l'alterazione della carica elettrica
degli atomi o delle molecole.
I campi alle frequenze radio e di microonde sono perciò distinti da
quelli dei raggi ultravioletti, X e gamma, i cui fotoni hanno energia
sufficiente a ionizzare un atomo o una molecola. Poiché i campi
elettromagnetici in fase di propagazione si irradiano nello spazio intorno
alla sorgente (antenna o apparato trasmittente) in modo oscillatorio,
vengono detti anche 'onde elettromagnetiche', caratterizzate dalle
seguenti grandezze fisiche:
-
la frequenza (numero di oscillazioni complete al secondo, misurata in
hertz, Hz),
.
il periodo (l’inverso della frequenza, misurato in secondi, s),
.
la lunghezza d'onda (pari alla distanza percorsa dall'onda entro un
periodo, misurata in metri, m)
.
la velocità di propagazione (pari alla velocità della luce nello
spazio vuoto, espressa in metri/secondi, m/s)
.
l’intensità delle componenti perpendicolari alla propagazione (campo
elettrico espresso in volt/metro, V/m, e campo magnetico, misurato in Ampère/metro,
A/m) espresse in valore efficace
.
la densità di potenza (prodotto
vettoriale delle componenti perpendicolari, espressa in Watt/metroquadrato,
W/m2).
Radiofrequenze
e microonde appartengono allo spettro delle frequenze elettromagnetiche
comprese tra 0,03 MHz e 300 GHz, come in Tab.1. Nella tabella, procedendo
da sinistra verso destra, sono seguite dalle radiazioni luminose visibili
e da quelle ionizzanti, suddivise in ultravioletti, raggi X e raggi gamma.
Onde
elettromagnetiche in alta e altissima frequenza
|
Radio
|
Microonde
|
Infrarossi
|
Luce
|
UV
raggi X
|
frequenze
|
|
|
visibile
|
e
Gamma
|
30
KHz
300
MHz
|
300
MHz
300
GHz
|
300
GHz
1015
Hz
|
1015
– 1018
Hz
|
>
1018 Hz
|
|
Legenda
Hz
= hertz; KHz = 1.000 hertz; MHz= 1.000.000,
GHz
= 1.000.000.000 hertz,
gli
intervalli non includono l’estremo inferiore.
|
|
|
|
|
|
|
Tab.
1
Nelle
RF, radiofrequencies (radiofrequenze), vanno comprese le emissioni delle
stazioni radio, in onda lunga, in onda corta e media e in modulazione di
frequenza e le emissioni televisive in banda VHF (VHF: very high
frequencies, nell’intervallo 30-300 MHz); come sopra già evidenziato,
le emissioni televisive UHF (ultra high frequencies) e le emissioni delle
stazioni radio base per telefonia cellulare appartengono all’intervallo
di frequenza delle microonde (MW, microwaves)
così come le emissioni di onde elettromagnetiche per ponti radio, per
comunicazioni satellitari, per rilevamenti radar e dei forni a microonde.
1.2
- Fonti
Le
fonti che generano le NIR possono essere suddivise dal punto di vista
merceologico in cinque gruppi: a) fonti naturali; b) fonti industriali ed
artigianali; c) fonti da telecomunicazioni e radiodiffusione; d) fonti
domestiche; e) fonti diagnostiche o terapeutiche.
Le
fonti naturali sono la terra, l'atmosfera, i raggi solari, i raggi
cosmici. Questi ultime due, a causa della presenza di radiazioni
ultraviolette e di raggi X e gamma possono avere effetti avversi sulla
salute.
Le
fonti industriali o artigianali di RF e MW sono costituite, tra l’altro,
dagli apparati impiegati nell'industria
o nei laboratori artigiani per trattamenti termici, di fusione,
incollatura, essiccamento, polimerizzazione, sterilizzazione,
prevulcanizzazione.
Altre
fonti industriali che generano campi elettromagnetici RF e MW, sono, come
già detto, le stazioni radio e radiotelevisive, le stazioni radio base
per la telefonia cellulare, i ponti radio, le comunicazioni satellitari, i
radar civili e militari.
Sono
fonti domestiche di esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza
e a frequenza di microonda i dispositivi elettronici come il computer, i
forni a microonde, i varchi magnetici o sistemi di prossimità, gli
antifurti e sistemi di allarme.
Le
fonti di applicazione sanitaria sono costituite dalle apparecchiature che
a fini terapeutici o diagnostici utilizzano o generano campi
elettromagnetici nell’intero intervallo di frequenza RF/MW: dagli
apparecchi fisioterapici di Marconiterapia alla risonanza magnetico
nucleare (RMN).
Si
osservi che mentre la presenza nell’ambiente dei campi elettromagnetici
generati dalle fonti domestiche, industriali ed artigianali costituisce un
effetto secondario e indesiderato del loro funzionamento, e infatti la
ricerca tecnico‑industriale tende a ridurne la presenza, nel caso
delle applicazioni mediche i campi elettromagnetici costituiscono
l’effetto desiderato e sono lo strumento dell’intervento terapeutico o
diagnostico.
1.3
Problematica relativa a RF e MW di impiego industriale
Come
già evidenziato, le radiofrequenze e le microonde penetrano
scarsamente all’interno del corpo di un organismo vivente, in
particolare del corpo umano.
Nell'attraversare
i corpi degli organismi viventi, tuttavia, tali onde cedono parte della
loro energia provocando modifiche o alterazioni la cui natura è ancora
oggetto di indagine e di approfondimento.
Sono
ben studiate le alterazioni che derivano dal riscaldamento dei tessuti
causato dalla trasformazione in calore dell’energia elettromagnetica
ceduta (effetto alla base dell’impiego del forno a microonde).
La
quantità di energia assorbita dal corpo umano esposto a RF o MW per unità
di tempo e di massa viene denominata SAR, tasso di assorbimento specifico (Specific
Absorption Rate). Si tratta
della potenza assorbita per unità di massa o potenza assorbita specifica ed
è misurata in watt/kilogrammo, W/Kg.
L'effetto
di tale assorbimento è il riscaldamento dei tessuti. Nei tessuti
fortemente vascolarizzati la circolazione sanguigna e linfatica riesce
facilmente a ridistribuire il calore al resto del corpo neutralizzando
l'indotto effetto termico; in quelli scarsamente o per nulla dotati di
tale vascolarizzazione (rispettivamente testicoli e cristallino
dell'occhio) il calore può accumularsi e si possono produrre delle
conseguenze dannose.
La
risultanze della ricerca scientifica nell’ambito della protezione dai
campi elettromagnetici appaiono più abbondanti in relazione agli effetti
studiati delle basse frequenze (ELF, extremely low frequencies, 0-300 Hz)
Le risultanze circa l’effetto di RF e MW sono meno abbondanti (Lacy‑Hulbert
e altri: Biological
responses to elettromagneticfiìe1ds, The Faseb J.,
1998).
La
associazione scientifica industriale IEEE sostiene che negli organismi
viventi l'esposizione a NIR di alta frequenza è in grado di determinare
effetti biologici solo a partire da un livello di 4 W/kg, cioè ad un
livello superiore a quello conseguente all'uso dei più comuni apparecchi
per telefonia mobile, i quali limitatamente alla zona del cranio,
producono un assorbimento di energia per unità di massa e per unità di
tempo non superiore a 2 W/kg (D'ANDREA,
D'ANDREA, Behavioral evahjation qf
nflcroivave ìrradiation, Bioe1ectromagnetics,
1999).
Nel
1993 Seaman ed altri (Inter beat
intervals of cardiacs cell aggregates during exposure to 2.45‑Ghz CW,
pulsed and squared wave modulated microwaves, Bioe1etromagnetìcs, 1993)
ha registrato effetti biologici su cellule cardiache di pollo irradiate a
livelli di SAR compresi fra 8.4 e 12.2 W/Kg. Nel 1995 Maes ed altri hanno
osservato aberrazioni cromosomiche in preparati di sangue intero esposti
ad un campo elettromagnetico simile a quello generato da stazioni radio
base per telefonia cellulare, ma molto più intenso (49 V/m). I livelli di
esposizione considerati i n questo studio di Maes sono comunque superiori
a quelli generati dagli apparati per la telefonia cellulare.
Alle
stesse conclusioni erano pervenuti Haider ed altri (Clastogenic
effects of radiqfrequency radiations on chromosomes of trailescantia,
mutat Res, 1994) in uno studio del 1994 in cui avevano riscontrato
l'incremento della formazione di micronuclei in cellule vegetali solo a
livelli di esposizione (altissimi) pari a 27 V/m. Lo stesso Maes e
colleghi (MHz microwaves enhance the
mutagenic properties of mitomycin C, Environ Mol Mutagen, 1996),
peraltro, ha registrato un effetto cocarcinogenìco di livelli di SAR di
1.5 W/kg, su cellule ematiche trattate farmacologicamente. Nel 1994 Laí
ed altri (Microwave irradiation
effects radial arm maze perfomance in the rat, Bioe1ectromagnetics, 1994)
hanno evidenziato il ruolo del sistema colinergico e degli oppioidi
endogeni nella eziologia dell’alterazione della memoria spaziale. Nel
1996 Kittel ed altri (Qualitative
enzyme histochemestry and microana1ysis reveals changes in ultrastructural
distribution of calcìum and calcium activated ATP-ases after mìcrowave
irradiation of the medial habenula, Acta Neuropathol, 1996) hanno
evidenziato effetti dell'ìrradiazione sulla distribuzione
ultrastrutturale del calcio e dell'adenosintrifosfatasi. Nel 1996 Mann e
colleghi hanno evidenziato modesti effetti sulla fase di sonno REM
dell'uomo a livelli di densità di potenza pari a circa 0,5W/m2 .
I
predetti studi ed esperimenti evidenziano effetti biologici a livelli di
irradiazione largamente superiori a quelli indicati come limiti di
esposizione (più propriamente limiti di base e livelli di
riferimento) dalle Linee Guida dell’ICNIRP (Health Physics, 6, 1998)
richiamate nel Documento congiunto ISPESL-ISS sulle problematiche
concernenti la esposizione di lavoratrici e lavoratori e della popolazione
ai campi elettrici e magnetici e ai campi elettromagnetici con frequenza
nell’intervallo 0 Hz – 300 GHz (Allegato a Fogli di Informazione
ISPESL, IV, 1997, riportato in allegato A). Nella Nota aggiuntiva
dell’ISPESL allo stesso Documento congiunto (ibidem, riportata in
allegato A) vengono richiamati però alcuni importanti esperimenti
effettuati a livelli di potenza inferiori ai predetti limiti.
In
particolare si richiama il lavoro di Blackman C.F. ed al. nel quale viene
evidenziata una alterata concentrazione di calcio nelle sezioni di
cervello di pollo ottenute dal sacrificio di polli esposti in vivo (Blackman
C.F Induction of calcium ion efflux from brain tissue by RF radiation. Effects
of modulation frequency and field strenght, Radio
Scien., 14, Suppl. 6, 1979. Blackman C.F et al., Induction of calcium
ion efflux from brain tissue by RF radiation. Effects of a sample number
and modulation frequency on the power density windows., Bioelectromagnetica,
1, 35,1980) a radiofrequenze modulate in ampiezza a frequenze. Veniva inoltre richiamato il lavoro di Leyle D.B. ed al. (Suppression
of T-lymphocyte citotoxicity following exposure to sinusoidally amplitude
modulated fields, Bioelectromagnetics, 4, 1983) che ha evidenziato la
alterata attività citotossica di cellule Natural Killer in campioni di
sangue periferico umano esposto
a radiofrequenze sinusoidalmente modulate in ampiezza a 50 HZ con duty
cycle al 50%.
Infine
il lavoro di Rapacholi M. ed
altri (Lymphomas in Etti‑Pim 1
Transegenic mice exposed to 900 MHz electromagnetics fields, Radiat Res, 147:633-640,1997)
dove si registra un incremento della comparsa di linfomi in ratti
transgenici esposti a campi pulsati a 900 MHz a livelli di esposizione
inferiori ai limiti ICNIRP.
Non
rilevanti né del tutto convincenti i risultati degli studi epidemiologici
relativi agli effetti delle RF/MW. In generale si tratta di studi
epidemiologici a carattere geografico, dove l’analisi dei fattori di
confondimento è necessariamente non approfondita e sovente la potenza
statistica di tali studi non è sufficiente a conferire un carattere di
certezza statistica alle conclusioni. D’altra parte l’esposizione
dell’intera popolazione urbana a radiofrequenze e microonde è un fatto
relativamente recente: solo da pochi anni le reti per la telefonia
microcellulare hanno assunto una diffusione capillare nelle città..
In
passato l'irradiazione dovuta a trasmissioni televisive e
radiofoniche aveva interessato direttamente solo la popolazione di
poche località prossime agli insediamenti radiotelevisivi.
Pure
queste avevano dato origine a risultanze statistiche non del tutto
tranquillizzanti.
Nel
1996 Dolk e Al. pubblicarono due rapporti, il primo relativo alla
esposizione della popolazione prossima all’insediamento televisivo di
Sutton Field (una torre di impianti in radiofrequenza con impianti radio
per complessivi 100.000 W e impianti televisivi per oltre 10.000 W), il
secondo relativo ai dati congiunti delle esposizioni della popolazione in
prossimità di diverse torri radiotelevisive in Inghilterra. Nel primo si
evidenziava una aumentata insorgenza dei casi di tumore statisticamente
significativa nel raggio di due chilometri dalla torre, nel secondo la
debole indicazione di aumentato rischio relativo degli esposti rispetto ai
non esposti non era statisticamente significativa. Analogo risultato
veniva ottenuto da Hocking in Australia e più recentemente dai
ricercatori dell’Osservatorio Epidemiologico del Lazio in un rapporto
sulla esposizione della popolazione in prossimità di Radio Vaticana
(2000).
La
percezione del rischio in materia di elettrosmog non può prescindere dai
precedenti come, ad esempio, il precedente amianto.
L'amianto,
com'è noto, venne ampiamente utilizzato nelle costruzioni civili
soprattutto a partire dal dopoguerra; quando però, a causa del
verificarsi di numerosi casi di tumore fra gli addetti alle lavorazioni
con amianto, sorsero dubbi sulla sua salubrità, vennero immediatamente
condotti diversi studi che ne evidenziarono la cancerogenicità. Ma ci
vollero quaranta anni perché il legislatore in Italia (come altrove)
intervenisse proibendo l’impiego delle
fibre d'amianto con la 1. 27 marzo 1992 n. 257.
Per
la vicenda dell’elettrosmog non mancano punti di contatto che
suggestionano la percezione del rischio da parte della popolazione: solo
che in presenza di una diffusione capillare nelle aree urbane di stazioni
radiotrasmittenti nella banda di frequenza delle microonde, è sorta
contemporaneamente una diffusa perplessità nella popolazione sulla
salubrità delle microonde; la conduzione di indagini scientifiche non ha
portato al momento ad alcun risultato conclusivo.
Se
per l'amianto la cancerogenicità risultò conclamata, nel caso delle onde
elettromagnetiche in radiofrequenza e delle microonde sussiste soltanto
una debole evidenza di verosimile cancerogenicità (US EPA,
Rapporto 600, 1984).
In
questo senso appaiono appropriati i valori-soglia cautelativamente
già indicati da numerose autorità sanitarie e fissati dal Governo in
Italia, di cui nel seguito.
2.
Principio di precauzione e normativa
2.1
Principio di precauzione
L’Italia
ha adottato una propria normativa recante limiti di esposizione e valori
di attenzione che regola la esposizione della popolazione a RF/MW con il
DM 10 settembre 1981, Regolamento recante i tetti di radiofrequenza
compatibili con la salute umana, ai sensi dell’art 1 comma 6 lett.
A) n. 15 della legge 31 luglio 1997 n. 249.
Con
legge 22 febbraio 2001 n. 36 il Governo è stato delegato ad adottare un
nuovo regolamento in sostituzione di quello adottato con il DM 381/98:
tale decreto è stato adottato lo scorso agosto e conferma i limiti di
esposizione e i valori di attenzione già adottati con DM 381/98.
I
tetti stabiliti da tali decreti sono riportati nei successivi grafici.
Tali
tetti sono stati adottati in base al principio di precauzione, richiamato
implicitamente nelle premesse del D.M. 381/98 ed esplicitamente nella
legge 36/2001 (art. 1).
Il
principio di precauzione, in materia ambientale, è stabilito dall’art.
130R del Trattato di Roma (1957) e confermato dall’art. 172.4 del
Trattato di Amsterdam (1999). Sebbene effetti sanitari avversi dovuti alla
interazione di sistemi biologici con le NIR non siano ancora provati, gli
effetti biologici già evidenziati suggeriscono l’adozione del principio
di precauzione come base per una regolamentazione delle esposizioni dei
lavoratori e della popolazione ai campi elettromagnetici, anche nelle
radiofrequenze e nella banda di frequenza delle microonde. Questa è la
posizione, condivisibile, assunta dalle principali autorità sanitarie
sopra richiamate e dal Governo. In materia di tutela di un bene primario
come quello della salute, tutelato dall'art. 32 della Costituzione,
l’incertezza delle conoscenze scientifiche non può che deporre in
favore dell’adozione del principio di precauzione.
L'individuazione
del punto di equilibrio che determini il miglior grado di protezione in
rapporto alla valutazione dell'incertezza è un compito non
procrastinabile. La scienza della prevenzione sanitaria ha elaborato varie
tecniche e principi che in tutto il mondo ispirano le politiche
precauzionali e l'individuazione dei limiti siano essi di concentrazione,
di esposizione, di assunzione, etc.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) nella Comunicazione del marzo 2000
"Campi elettromagnetici e politiche precauzionali relative alla
salute pubblica", correttamente riporta (paragrafo B) che a seguito
della deliberazione della III Conferenza Salute-Ambiente (Londra 1999),
l’OMS, diversamente che per il passato, quando raccomandava ai Paesi
solo iniziative sanitarie basate su effetti accertati, ora raccomanda
l’adozione di iniziative sulla base del principio di precauzione, con
particolare riferimento alla problematica dei campi elettromagnetici. In
contrasto con tale affermazione, nella stessa Comunicazione, più avanti
si osserva: 1'esposizione della popolazione ai CEM e' disciplinata da una
serie di limiti autoimposti e legali. Tra le diverse direttive, le più
importanti sono le linee guida internazionali emanate dalla International
Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP,
Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non
Ionizzanti, Linee Guida cit., in Documento Congiunto ISPESL-ISS,
pag. 11 e segg.) unitamente agli standard nazionali di sicurezza. Dette
direttive sono state elaborate al fine di evitare tutti i pericoli noti,
derivanti dall'esposizione breve o prolungata, prevedendo ampi margini di
sicurezza all'interno dei valori limite fissati". Tale ultima
affermazione, come si evince dal contesto, è un richiamo all’osservanza
del principio della azione basata sugli effetti accertati (pericoli
noti) e non sul principio di precauzione.
Il
Consiglio dell'Unione Europea facendo propri gli stessi limiti proposti
dall’ ICNIRP riporta nella premessa alla Raccomandazione 519 del 12
luglio 1999: "i limiti di base e i livelli di riferimento per
limitare l'esposizione sono stati elaborati sulla scorta di un
approfondito esame di tutta la letteratura scientifica pubblicata. I
criteri applicati nel corso dell'esame erano volti a valutare la
credibilita' dei vari risultati divulgati; per proporre le limitazioni
dell'esposizione ci si e' basati soltanto su effetti accertati.
L'insorgere del cancro per gli effetti dell'esposizione ai campi
elettromagnetici di lungo periodo non e' considerato accertato. Tuttavia,
poiche' esistono fattori di sicurezza di circa 50 tra i valori limite per
gli effetti acuti (4 watt m' per la densità di potenza) e i limiti dì
base la presente raccomandazione implicitamente contempla gli eventuali
effetti a lungo termine nell'intero intervallo di frequenza".
Nella
adozione di tale premessa in seno alla Raccomandazione 519/99 il Consiglio
dell’Unione Europea si è discostato dall’indicazione del Parlamento
Europeo che con la Risoluzione 10 marzo 1999 contenente gli emendamenti
alla stessa raccomandazione proposta chiedeva di cassare ogni riferimento
all’ICNIRP e di rispettare il principio di precauzione secondo quanto già
asserito dallo stesso Parlamento con la citata Risoluzione 5 maggio 1994.
La
Raccomandazione Europea n. 519 del 12 luglio 1999 adotta infatti gli
stessi valori limite e i livelli di riferimento di cui alle Linee Guida
dell’ICNIRP (op. cit.)
2.2.
Limiti di esposizione
Il
quadro di restrizioni adottato dalla Raccomandazione Europea, sulla base
delle Linee Guida dell’ICNIRP è basato su:
limiti
di base
livelli
di riferimento.
I
limiti di base sono grandezze dosimetriche correlate con il riscaldamento
dei tessuti.
Per
le esposizioni in bassa frequenza assume particolare rilevanza
la grandezza dosimetrica costituita dalla densità di corrente
indotta dall’onda elettromagnetica, incidente sull’organismo umano, in
un circuito ideale intorno al cuore di raggio 10 cm: il limite per tale
grandezza è fissato in:
5
mA/m2
per i lavoratori,
2
mA/m2
per la popolazione.
Per
le esposizioni in radiofrequenza e a microonde la grandezza dosimetrica più
rilevante è il SAR (Specific Absorbtion Rate), cioè la derivata
temporale della energia assorbita per unità di massa:
SAR
= dWassorbita/dm
ove
Wassorbita
è la derivata temporale dell’energia assorbita dall’organismo
esposto,
m
è la massa dell’organismo esposto.
L’unità
di misura del SAR è il Watt per kilogrammo, W/kg.
Il
limite di base per tale grandezza dosimetrica è fissato in:
0,4
W/kg per i lavoratori,
0,08
W/kg per la popolazione.
Altre
grandezze dosimetriche, meno rilevanti per la maggior parte dei casi di
radioprotezione sono:
la
corrente alle estremità e l’energia assorbita per unità di massa (SA).
Ai
limiti di base corrispondono livelli
di riferimento, cioè tetti per le grandezze di esposizione: campo
elettrico, induzione magnetica, campo
magnetico, densità di potenza. Tali livelli di riferimento variano con il
variare della frequenza all’interno delle due bande dello spettro
elettromagnetico qui di interesse: quello delle basse frequenze (fino a
300 kHz) e quello delle radiofrequenze e microonde (oltre 300 kHz e fino a
300 GHz).
Nei
grafici che seguono sono riportati i livelli di riferimento suggeriti
dall’ICNIRP per il campo elettrico e per la induzione magnetica.
I livelli di riferimento per il campo magnetico e per la densità
di potenza si ricavano agevolmente considerando rispettivamente
che
nel vuoto:
1
mT = 0,8 A/m
essendo
il Tesla T l’unità di misura dell’induzione magnetica e l’Ampère/metro,
A/m, l’unità di misura del campo magnetico;
e
che
P
= E2/(120 p)
con
P densità di potenza ed E
campo elettrico,
allorché
l’esposizione avviene in campo
lontano, cioè a distanze dalla sorgente superiore al seguente valore
max
(l, 2*D2/l).
ove
l è la lunghezza dell’onda incidente e D è la massima dimensione della
antenna emittente.
In
Italia il quadro delle restrizioni alle esposizioni elettromagnetiche
prevede una articolazione in:
limiti
di esposizione
valori
di attenzione o misure di cautela
obiettivi
di qualità.
Tale
quadro è stato adottato con la legge quadro 22 febbraio 2001 n. 36 (art.
3) , che detta anche norme sulla costituzione di un catasto nazionale e
dei catasti regionali delle emissioni elettromagnetiche, nonché sulle
competenze di Regioni, Province e Comuni e degli enti strumentali nella
materia.
Obiettivi
di qualità sono stati adottati dalle Regioni con Regolamenti regionali
che però non hanno retto alla prova del contenzioso amministrativo
(Regolamento Regione Lazio n.1/2001, Regolamento Regione Toscana in
attuazione della legge regionale 54/2000). Soltanto la Provincia Autonoma
di Trento ha adottato obiettivi di qualità più restrittivi delle misure
di cautela introdotte dal D.I. 381/1998 e lo ha fatto con il Regolamento
di attuazione dell’art. 65 della legge provinciale n. 10 del 1997.
Tale
regolamento introduce per le emissioni in radiofrequenza l’obiettivo di
qualità per il campo elettrico di 3 V/m che si riduce a 2 V/m in presenza
di scuole, case di cura e di riposo, ospedali. Per il campo magnetico gli
obiettivi di qualità fissati risultano rispettivamente di 8 mA/m e 2 mA/m
mentre gli obiettivi di qualità per la densità di potenza, per le
frequenze superiori a 3 MHZ, risultano rispettivamente di 25 mW/m2
e 10 mW/m.2
Il
recente decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
recante i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli
obiettivi di qualità per le esposizioni ai campi elettromagnetici in
attuazione della legge 36/2001 conferma sostanzialmente i due precedenti
decreti DPCM 23 aprile 1992 e DM 10 settembre 1998, n. 381 e stabilisce
gli obiettivi di qualità per le emissioni in radiofrequenza e microonde
allo stesso livello dei valori di attenzione o misure di cautela stabilite
dal DM 10 settembre 1998 n. 381.
Un
confronto tra i diversi standard adottati internazionalmente per la
determinazione dei valori limite si ha nei seguenti grafici, laddove sono
riportati anche i livelli previsti dal recente decreto attuativo della
legge 36/2001, così come gli obiettivi di qualità proposti dall’ISPESL
nella Nota aggiuntiva al Documento congiunto ISPESL-ISS, citata.
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